001

Part 2: Australia, Melbourne, 4 giorni

18 aprile 2015 

Lascio una soleggiata, super calda Perth salendo sul mio volo diretto a Melbourne alle 6pm: ho ai piedi le mie splendide Havaianas arancio (comprate a Rio la scorsa estate), il piano è quello di atterrare poco prima di mezzanotte e passare a +8h di fuso rispetto all’Italia (a Perth ero a +6).

IMG_0979

Scendo dall’aereo con un’ora di ritardo, intontita dalla birra bevuta durante le turbolenze (sono un genio) e noto con sommo dispiacere un leggero frescolino nel finger che mi porta dentro l’aeroporto: aria condizionata, di certo è colpa dell’aria condizionata. Salgo, praticamente da dentro il terminal, sul bus che mi porta in stazione a Southern Cross. Da qui dovrò camminare per una ventina di minuti per raggiungere l’ostello in Russell Street, lo Space Hotel.

Penso a quanto tutto questo sia diverso dalla situazione di quiete e comodità che ho appena lasciato, a quanto strano sia per una quasi ventinovenne dormire per la prima volta dentro al dormitorio di un ostello, ma penso anche che tutto questo sia molto emozionante, non sarà un letto a castello a fermare la mia ansia di scoperta!

Arrivo di fronte alla porta scorrevole della stazione che dà sulla strada principale, mi avvicino e il vetro si apre.

O MIO DIO. Qui fa freddo, anzi, qui fa freddissimo! Muoio di freddo!!! Pioggia, vento, è pure notte, ma che mi è venuto in mente, riportatemi dov’ero, in Italia inizia l’estate, a Perth anche d’inverno ci sono minimo 20 gradi, non ce la farò.

Calma, ti sei portata 4 stagioni dentro ai 40kg di valigie, non devi far altro che appoggiarti su quella panchina in mezzo alla strada di fronte, aprirle (mostrando alla Meravigliosa Melbourne i tuoi reggiseni e i tuoi effetti più personali da bagno) e cercare 1. Il cappotto, 2. Gli stivaletti, 3. Una felpa.

Gli occhi puntati addosso dei passanti mi fanno sorridere immaginando la faccia che farei io stessa vedendo a Roma una ragazza fare la stessa cosa di fronte alla Stazione Termini, ma fa troppo freddo per pensarci. Sono pronta, posso avviarmi verso il caldo letto che mi attende.

Dopo un chilometro sono distrutta e congelata, sono quasi le 2, non conosco la città e decido di fermare un taxi (non sarà un taxi a sballare tutto il mio budget plan, non pensando a quanti “taxi extra” avrei preso nei successivi 30 giorni…).

“Russell Street, please”. “Vabbone”. “Come ha detto scusi?!” “So abbruzzès di Sulmon, sei italiana?”. Sono sconcertata: Sulmona è un paese dell’entroterra abruzzese, vicino Pescara. Quante probabilità ci sono di incontrare un semi conterraneo in un taxi a Melbourne? Scoprirò nei prossimi giorni che le possibilità sono proprio tante, l’Australia è zeppa di colonie abruzzesi. Altro che napoletani: conterranei, oltre che forti e gentili siamo anche migranti e non lo sapevamo!

Arrivo in questo nuovissimo hotel cha ha adibito un paio di piani a ostello per accogliere noi facilmente–adattabili–backpackers (il “noi” è frutto di più di un mese di frequentazione di camerate e letti a castello, all’epoca non avevo idea di quanto sarei stata in grado di adattarmi spinta dalla voglia di esplorazione). Le altre 5 ragazze che occupano la mia stanza dormono profondamente (ovviamente, dato che si sono fatte le 3 di notte). Il ragazzo in reception, dopo aver guardato me e le mie enormi scomodissime valigie, deve aver capito che non sono una grande frequentatrice e mi spiega che avrei trovato il lucchetto dell’armadietto nella federa del cuscino e che gli armadietti si trovavano sotto il letto. Ve la faccio breve: ho svegliato una ad una tutte e cinque le ragazze per i rumori nel cercare di aprire l’armadietto sbagliato, mi hanno poi spiegato loro come riconoscere quello corretto. Francesca 0, Mondo-dell’ostello 1.

19 aprile 2015 

Mi sveglio l’indomani, fuori piove, un sacco, e il grigiore del tempo mi condiziona l’umore: per la prima volta penso davvero al fatto che sono da sola, dall’altra parte del mondo, senza aver quasi nulla da fare per tutta la giornata e con tutti i problemi italiani ad affollare il mio assonnato cervelletto.

Apro Facebook, scarico la posta aziendale, ed improvvisamente capisco che la vita “di prima” è lì che preme per entrare, per giudicare e per impensierirmi. Forse ho lasciato tutto troppo in fretta, senza dare ai problemi il tempo di decantare e partire all’attacco di nuovo, forse ho più colpe di quelle che pensavo di avere, forse sono scappata lasciando la porta aperta.

Ma forse invece è anche giusto prendere quella porta e chiuderla, ma senza sbattere. Colpe? Come si può definire ‘colpa’ una scelta dettata dalla necessità e dalla voglia di ritrovarsi? E’ una scelta, altro che colpa, è la scelta di una persona che ha capito di non stare bene e che sta cercando la via per essere felice. Looking for happiness.

Mi specchio e mi sorrido: pioggia o no oggi esplorerò questa fantastica città. Da sola e continuando a guardare il cielo sopra di me con gli occhi aperti di Estelle che scopre i piccioni volare.

IMG_3148

Faccio shopping e do’ un’occhiata alle notifiche: il “da sola” viene sacrificato dopo appena un’ora dall’uscita dall’ostello, a Melbourne ci sono un sacco di persone che conosco! Nel pomeriggio incontro Nico, un amico romano, e la sua fidanzata giapponese e facciamo due passi insieme per le vie del centro. Un rapido saluto ma pieno di allegria nel vedere le ennesime persone arrivate qui senza saper cosa fare ma che alla fine ce l’hanno fatta. E sono felici.

Cammino per Bourke Street, la via dello shopping e della musica e resto incantata dagli Amistat, un duo tedesco che suona per strada vendendo i propri cd dentro la custodia di una chitarra appoggiata per terra. La loro musica acustica echeggia per tutta la strada e un sacco di persone come me restano lì ferme ad ascoltarli. Sorrido, ancora una volta, pensando a quanto tutto sia possibile e a quanto incredibilmente pieno di avventure sia il mondo fuori dalle quattro mura che decidiamo di alzare intorno a noi per sentirci “protetti”.

Ho appuntamento per un aperitivo con Davide, un amico di Pescara, che cinque anni fa ha scelto Melbourne come città dove passare il resto della sua vita. Bevendo una birra in Chapel Street mi racconta delle sue esperienze e di come ha incontrato Antonia, la ragazza australiana che oggi è diventata sua moglie e con la quale celebrerà il matrimonio “italiano” in un paese in Abruzzo a settembre.

IMG_3123

Insieme andiamo all’Italian Chef per mangiare una vera pizza bevendo vino italiano (non sarà una mentalità super aperta ma in fondo è comprensibile sentirne la mancanza dopo qualche giorno!). Qui incontro un sacco di persone italiane, scopro che alcuni di loro sono addirittura parenti di amici (pazzesco) e continuiamo la serata parlando di quanto siano tutti felici di aver scelto di partire.

E alla fine arriva Penny! Quasi come il titolo del film con la Aniston, Penny è un’amica australiana di Davide con origini greche e dopo le prime due parole decidiamo di restare insieme per continuare la serata con un gruppo di italiani.

Schermata 2015-05-29 alle 18.44.36

Dopo diverse ore tra chiacchiere e buon vino ci ritroviamo al Circus.

Il Circus è una discoteca da pazzi, popolata da pazzi e andiamo lì con questi nuovi pazzi amici. Vedo un nano, un giocoliere, un bagno in cui penso non mi avvicinerei neanche morta, un terrazzo pieno di bottigliette d’acqua vuote abbandonate tra milioni di persone danzanti. Aiuto! C’era scritto Circus, ma non pensavo fosse davvero un “circo”!! Resterò poco, ne sono certa. Ordino un vodka lemon che forse è meglio. Va bene, ne ordino un altro, era tanto che non ballavo per un’ora filata. Passa un’altra ora, prendo l’ultimo vodka lemon, lo giuro. Le ore passano, passano…sono le 7 di mattina!! Mi devo muovere, ho il bus per la Great Ocean Road tra mezz’ora!!!

20 aprile 2015 

Riesco per un pelo a salire sul bus che mi sta aspettando davanti all’albergo da 15 minuti, mi siedo in ultima fila per allontanare lo sguardo attonito dell’autista (deve aver capito che non ho chiuso occhio per tutta la notte) e, pensando a quanto sia folle la nottata appena terminata, mi addormento sotto gli occhi degli altri partecipanti al tour.

IMG_2280

Apro gli occhi, sono le 9, mi giro verso il finestrino e quello che scopro al di là del vetro mi sveglia all’istante: l’oceano, azzurro, incredibilmente e impossibilmente azzurro scorre veloce alla mia sinistra.


IMG_2285IMG_2294La nostra guida ci accompagna attraverso la Rainforest con gli eucalipto altri più di 20 metri e le cui basi possono contenerti in piedi e anche a braccia alzate, attraverso le caverne in Loch Ard Gorge dove le onde che si infrangono tra le rocce cadute in mare, per arrivare fino ai Dodici Apostoli, il sito più famoso di questa incredibile strada. Una giornata meravigliosa, visitando posti che restano nella mia memoria come se li avessi visitati in un sogno (sì, non ho dormito ed è probabile che questa giornata mi sembri il sogno che dovrei stare facendo nel mio letto! Dormendo!!).

DSC02151DSC02146IMG_2326DSC02158DSC02165La mia faccia assonnata fa presagire che passerò la serata nel letto, ed infatti sorridendo da sola crollo alle 9 di sera.

21 aprile 2015 

E’ l’ultimo giorno che ho a disposizione qui, in reception scopro un volantino che attira la mia attenzione: Free Tour della città, ma che grande idea. IMG_4205

Mi reco veloce nel luogo dell’appuntamento e una giovane bionda ragazza con un cappottino verde (sì, qui continua a fare freddo, ma almeno oggi non piove) ci accompagna per le strade della città raccontando a me, al mio nuovo amico londinese Stanley e ad altre venti persone le storie dei furfanti che rubavano ai ricchi per donare ai poveri, di come questa nazione sia stata prigione inglese all’aria aperta per moltissimi anni e di quanto ancora oggi tutto questo sia riscopribile guardando i monumenti e le viette del centro.

IMG_3142IMG_3149IMG_3150IMG_3151

Sono proprio contenta del mio free tour della città. Per pranzo mi dirigo veloce al luogo del nuovo-ultimo-appuntamento con Penny, il ristorante italiano A24 (in onore dell’autostrada che collega Pescara e Roma, l’autostrada che più ho percorso nella mia vita e che lega i due punti d’origine e di fine del mio passato) dove Davide lavora. Cin cin, grandi baci e fuga verso l’aeroporto, piena di grandi speranze e con nuovi amici e nuove storie nei bagagli. Ah, come dimenticare…Pizza, is sexy!

IMG_3156

Sono nel taxi diretta in aeroporto, il mio amico Massimo, siciliano d’origine incontrato durante l’università a Roma, mi verrà a prendere all’arrivo a Sydney. Sono impaziente di visitare questa incredibile città, non vedo l’ora di arrivare. E invece arrivando in stazione ricevo una telefonata proprio da Massimo: “Frà, qui il tempo è orribile, hai visto i telegiornali? Non credo che il tuo volo partirà stasera, c’è una bufera in corso, le case volano, le persone muoiono”, le persone muoiono? Le case volano?! Ma siamo seri?? Di nuovo, quante possibilità ci sono che proprio nel giorno in cui io dovrei andare per la prima volta a Sydney sia in corso quella che viene chiamata “storm of the century”?! Che sfiga, che grande, incommensurabile, sfiga! Controllo online lo status del mio volo e infatti è stato cancellato, sento la compagnia, me lo rimandano a domani.

Per cena decido ovviamente di fare un vero ultimo saluto a Davide, Antonia e Penny, grazie ragazzi, e auguri per la vostra magnifica storia d’amore!

11174973_10153261722517996_5008854470399153186_n

Chiamo l’ostello e con mio sommo dispiacere non c’è più posto per me. Ne trovo un altro nei pressi della stazione, arrivo di fretta per dormire qualche ora e invece..e invece nella mia stanza (4 metri quadri ricoperti di vestiti gettati ovunque tra buste di Mc Donald’s maleodoranti abbandonate qua e la) stazionano da mesi due ragazze inglesi che non hanno alcuna intenzione di dormire. Aiuto, ecco, questo posto rappresenta proprio tutte le mie paure sugli ostelli: nel bagno il lavandino è ricoperto di barba abbandonata, mi sdraio nel letto senza quasi lavarmi e l’ansia nel mio cervello mi fa sembrare di avere il corpo ricoperto di insettini pungenti…aiutooooo!! Dormo due ore, appoggiata sui miei vestiti e con la borsa tra le coperte. Ma chi me l’ha fatto fare!!

22 aprile 2015

Abbandono l’ostello-incubo (finalmente) e passeggio senza meta, guardando la città e restando incantata sul fiume, bevendo birra da Young&Jackson’s (sì, proprio quel pub del dipinto di cui mi aveva parlato la ragazza sull’aereo da Dubai!), passando ore con gli skater nello skate park e all’ACMI di Federation Square (Australian Centre for the Moving Image): per fortuna che il mio volo è stato cancellato, mi sarei persa delle cose belle e delle emozioni belle.

IMG_3166IMG_3144IMG_3163IMG_3172

Mi avvio di nuovo verso l’aeroporto, il volo è confermato, e resta confermata anche la mia voglia di arrivare sull’altra costa di questa pazzesca nazione: Sydney, Opera House, Anzac Day, Massimo e Bondi Beach, fermate la bufera, stavolta sto davvero arrivando!!!

…to be continued…

2 pensieri su “Part 2: Australia, Melbourne, 4 giorni

Rispondi a Francesca Lavinia De Bonis Annulla risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *