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Part 3: Australia, Sydney, 4 giorni

22 aprile 2015 

Un’ora e quaranta di volo e sono finalmente in arrivo a Sydney. Ascolto i Beatles, il pilota dice che fuori ci sono 17° e che il tempo sta iniziando a migliorare, stiamo iniziando la discesa. Ripenso alla Great Ocean Road, al “senza confine” dei paesaggi e dell’oceano, e alla sensazione di libertà e di sicurezza che tutto questo mi ha lasciato. Ripenso a Perth, a Estelle (che nel frattempo mi manda baci via FaceTime ogni giorno) e alla mia vita dall’altra parte del mondo, in Italia, dove tutto sta cambiando insieme a me.

Sono a 15000km da casa eppure la mia vita cambia lì anche da qui: il fidanzato, quello che era l’amore della mia vita, è diventato un ex fidanzato, ci sentiamo poco e cerchiamo di spiegarci quello che viviamo, con la frustrazione del rendersi conto di non avere più molto da voler condividere insieme reciprocamente. Il lavoro, quello che è ancora il mio lavoro, è diventato silente e per questo decisamente atipico. Non è mai capitato negli ultimi 7 anni di non ricevere neanche una email in un giorno, e adesso sta diventando talmente normale da avermi portata a lasciare l’inseparabile BlackBerry a Perth in una borsa.

All’uscita dal terminal trovo un giovanissimo e felicissimo Massimo che con il pick up del coinquilino Vas mi porta nella loro casa di Bondi. Non vedo Massimo da anni, ma appena ha saputo che stavo arrivando a Sydney si è subito offerto di farmi appoggiare da loro durante la mia permanenza. Lo conosco dagli anni dell’università a Roma, dove, arrivato da Messina anche lui per studiare, è entrato a far parte del gruppo di studio pur non frequentando la nostra stessa facoltà. Ci siamo rivisti qualche anno fa quando per lavoro mi sono ritrovata in terra sicula. Non è cambiato di una virgola, più adulto ma sempre simpaticissimo come solo le persone delle calde terre del sud sanno essere, ma con un’esperienza internazionale in più da raccontare.

Arriviamo a Bondi Beach, è notte e ci sono rami e foglie in terra per via della tempesta che si è abbattuta sulla città nei giorni passati. Mentre guidiamo mi racconta di quanto questa città sia pazzesca e piena di possibilità per le persone intraprendenti. Non ci si annoia di certo, tanto che la loro porta di casa non è dotata di serratura per permettere agli amici di stazionare in salotto ogniqualvolta ne abbiano voglia. Bondi Beach è anche il set di un reality famosissimo nel nuovo mondo, Bondi Rescue: i “bagnini” di questa spiaggia sono diventati i protagonisti del reality durante i loro salvataggi di surfisti attaccati dagli squali quasi a riva (sì, nell’oceano ci sono gli squali, un sacco di squali, pericolosi e cattivissimi, ma questo non ferma la voglia di onda che riversa ogni giorno su questa spiaggia milioni di surfisti provenienti da ogni parte del mondo).

Lasciamo le mie valigie al volo nel salotto di casa, i coinquilini dormono già e la fidanzata di Massi (che si chiama e si chiamerà per sempre Baby Girl) decide di non uscire perché è già mezzanotte e l’indomani deve alzarsi per lavorare. Facciamo due passi fino a un locale vicino casa, non so dove stiamo andando ma immagino birretta easy dato il giorno infrasettimanale. E invece no!

Ci ritroviamo catapultati in un bellissimo edificio di tre o quattro piani, il cui piano terra è adibito a pub con giardino. I piani superiori sono composti da una pista da ballo per piano (enorme) e, in cima ad una scala, un hotel. Un hotel? Cioè l’ultimo piano della discoteca è adibito a far riposare giovani festanti appena usciti dal bar? Non so se sono gelosa perché nei miei 15/20 anni queste cose non esistevano o sono sconvolta perché sono ormai una vecchia decrepita da buttare (non riuscirei a chiudere occhio neanche per un minuto).  (Dai, dormono in discoteca?!).

Arriva Diego, un caro amico di Massimo. E’ un ragazzo di origine brasiliana della nostra età (anche se ne dimostra molti di meno, sarà il sole) e, incredibilmente!, ha giocato a calcio a cinque a Pescara per un annetto anni fa. Continuo a farmi la solita domanda: quante possibilità ci sono che un ragazzo parta dal Brasile per venire a Pescara a giocare e che io poi me lo ritrovi in una discoteca a Sydney?! Devo smettere di farmi queste domande, perché qui pare capitare davvero spessissimo. Il mondo non è poi così grande, sembra grande ma alla fine siamo tutti attratti dalle cose belle e che ci fanno vivere meglio. Questo pensiero mi dà la carica per restare a ballare fino a tarda notte, fino a che, stanca e felice, mi avvio verso casa per il primo sonno sulla East Coast.

23 aprile 2015

Risveglio di Bondi: una colazione salutare dietro l’angolo al Bondi Wholefoods mi rimette in moto per la prima giornata di esplorazione.

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Arriviamo sul mare: l’oceano, che ormai mi sembra di conoscere, anche qui è sconfinato e spaventoso. C’è tanta gente in acqua, noncurante delle ruspe che stanno cercando da ore di spalare via la sabbia accumulatasi per via della tempesta. E’ una bella giornata di sole e penso alla sensazione di ritrovata serenità che sto vivendo.

Forse il sentirmi di nuovo un po’ “a casa” mi sta dando la spensieratezza necessaria a vivere questa seconda parte di avventura: sicuramente per via di Massimo, che conosco e con il quale nonostante gli anni di lontananza c’è sempre un’amicizia sincera, forse anche per via della casa in quanto casa, non stando in ostello in questi giorni e forse anche per via del fatto di fare insieme delle cose e del non sentirmi completamente sola. Che strano, sono sempre stata convinta che la parte migliore di questa vacanza personale, la migliore parte mentale, l’avrei vissuta nella solitudine per ritrovare me stessa dentro me stessa. Non è così, per il momento almeno sembra non essere così. Il mio umore a Melbourne è stato fortemente condizionato da questa sensazione di solitudine e di “vagare” (nonostante l’essere poi stata davvero poco da sola), il clima non ha aiutato e neanche la forte sensazione di mancanza di Federica lasciata a Perth. E adesso che sono qui, in un contesto più familiare, sono più serena. Chi l’avrebbe mai detto.

Decidiamo che il mio look ha bisogno di una svecchiata Sydney style e ci ritroviamo a Bondi Junction: la prima cosa che mi serve sembra essere un cappello. Un cappello? Vabé, non faccio domande, fatto. Bene, ora non puoi non comprare almeno tre paia di tipiche underwear australiane, le Bonds, sì sono mutande e no non so perché me ne servono tre paia ma nel dubbio continuo a non fare domande. Fatto. E ora una maglia, una maglietta, una cosa qualsiasi che diventi il motto della tua vacanza. Avvisto una cosa che fa proprio al caso mio, e la compro. Why the hell not?

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Lascio Massimo alla sua vita quotidiana e decido che è arrivato il momento di correre a Sydney Harbour, come la perfetta turista. Esco dalla metropolitana e mi ritrovo in un centro cittadino molto simile a quello di Perth, ma dove tutto è, se possibile, ancora più “grande”: è tutto enorme, i grattacieli intorno a me, le strade, le distanze, i negozi, come l’oceano anche tutto questo qui sembra essere senza limite. Camminando svolto l’angolo e mi ritrovo di fronte qualcosa di inaspettato e meraviglioso: l’acqua, l’Opera House, il ponte, l’attracco dei traghetti, tutto comparso all’improvviso senza annunciazione, e alle mie spalle i grattacieli luccicanti.

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Resto ferma lì a girare in cerchio per ore, cercando di far diventare familiare ai miei occhi lo spazio intorno a me, come spaventata dall’idea di potermene dimenticare poi un giorno. Credo sia davvero uno dei luoghi più magici in cui mi sia trovata in vita mia, c’è una sensazione di magia nell’aria che porta tante altre persone come me a stare lì sedute a guardarsi intorno. Passano le ore e al tramonto la situazione non solo cambia ma mi fa restare ancora più spiazzata e ferma. Il tramonto rosa, la musica in acustico di un ragazzo con la chitarra con alle spalle l’Opera House in acqua, le palme illuminate e il ponte sospeso.

 

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Questa giornata rischierebbe di destabilizzarmi moltissimo, se io fossi ancora la persona che è partita da Roma l’11 aprile. E’ come se sentissi il cuore scaldarsi da dentro, la testa liberarsi e la serenità riempirmi, talmente tanto da farmi dimenticare tutti i “da sola” che avevano affollato la mia mente. E questo benedetto da sola diventa proprio la mia forza, diventa la prima cosa che mi viene da dire al ragazzo seduto accanto a me (che mi racconta la sua storia, praticamente identica alla mia, prima di andare via) e che mi fa sentire viva e forte come non ero più da tanto tempo.

Mi raggiungono in serata Nevio e la sua fidanzata francese. Lui è un compagno delle elementari che si è trasferito qui un anno fa e che da allora non è quasi più tornato in Italia. E’ felice della sua vita ed innamorato di questa ragazza di Montpellier che gli ha rubato il cuore. Girano la città in motorino con nella testa solo il pensiero di poter fare tutto quello che vogliono, finalmente sereni, dall’altra parte del mondo. Mi portano in discoteca: l’Ivy è uno dei locali più famosi del centro, situato per aria in un grattacielo (sarà stato il decimo piano) con tanto di piscina aperta tra i palazzi. Restiamo quel poco che basta per farmi rendere conto che tutto quello che succede qui è sempre caratterizzato da una bellezza dei posti di base, anche una normale discoteca per ragazzi (abitudine che ormai non fa più parte della mia vita da un po’) è stata costruita in un posto magico, sospesa, per far restare incantati tutti gli avventori, specie quelli che come me non sanno cosa troveranno al di là dell’ascensore.

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Torno col bus a Bondi, la casa al solito è aperta e vado a dormire guardando le foto scattate nel pomeriggio al tramonto.

24 aprile 2015

Mi sveglio con la mente vuota, riposata e senza fretta. Voglio godermi il temp0, anche correndo il rischio di sacrificare ore di esplorazione (sono pur sempre in vacanza, no?).

Alle 3 di pomeriggio decidiamo con Massimo di andare nel bar di un hotel di un’altra zona della città: c’è un matrimonio a tema country/hipster nel bar che guarda sull’oceano, con l’attracco degli yacht e le ville intorno a noi. Facciamo quattro chiacchiere e veniamo raggiunti da Fabrizio e Alex, due cari amici di Max. Sono di qui ma hanno entrambi origini europee, Fabrizio parla anche un po’ di italiano e mi diverto a raccontare della giornata da favola che ho passato il giorno prima. Restiamo per il pomeriggio con loro lì, bevendo un buon vino e aspettando il tramonto spensierati. Ceniamo insieme e andiamo a ballare, torniamo tardi e divertiti, è come se questa giornata fosse stata un assaggio di quella calma e quella spensieratezza che mi è sembrato di veder vivere a tutte le persone che abitano in questo continente. E oggi anche io mi sono sentita così, come se vivessi lì, senza ansie ne impegni e con la sola voglia di meritato relax.

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25 aprile 2015

Oggi è Anzac Day da queste parti! Una festa per commemorare tutti i soldati australiani e neozelandesi caduti in tutte le guerre. E’ molto sentita sia per la celebrazione con la parata all’alba sia per fare festa fino a tardi. C’è addirittura il gioco tipico della giornata che faranno bevendo in tutti i bar della città: Two-up, due monete volano per aria e si scommette a soldi per capire come cadranno. Massimo ieri mi ha fatto spostare di un giorno il volo in partenza per Wellington domani pur di restare qui oggi, ma decido che Anzac Day o no, oggi voglio fare la famosa camminata da Bondi a Coogee a piedi costeggiando l’oceano. Sono giorni che ci penso ed è una di quelle cose che devo assolutamente vedere.

Il tempo è stupendo, ho il mio cappello in testa e sono troppo contenta delle lunghe camminate e della frutta fresca che stanno caratterizzando le mie giornate. Mi sento di starmi finalmente prendendo cura di me, e la sensazione di benessere è quasi immediata. La camminata è una cosa incredibile: le piscine a strapiombo sul mare, il cimitero in cima alla collina, il paesaggio selvaggio che cambia ad ogni curva, non riesco a trattenermi dallo scattare centinaia di foto nelle due ore che impiego ad arrivare di là.

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Faccio appena in tempo a prendere il bus che mi riporterà a Bondi che scoppia un temporale, arrivo a casa completamente zuppa e senza scarpe ma felice come una bambina che si bagna per la pioggia per la prima volta. Una doccia veloce e Vas mi accompagna  in macchina a casa di amici. Qui Massimo e Joanna (la super-felice fidanzata di Vas, nonché nostra coinquilina dell’appartamento) si stanno divertendo a passare la serata con altri amici post two-up pomeriggio. Conosco molte persone, francesi australiane e italiane, e per la prima volta da giorni, chiacchierando con Davide, il migliore amico siciliano di Massimo, sono contenta di potermi esprimere finalmente nella mia lingua natale e parlare di quanta spensieratezza vedo intorno a me. Anche troppa, in effetti: una ragazza ad un certo punto, nel bel mezzo di una normale conversazione, tra persone che stanno bevendo e ridendo da ore, decide di prendere la maglia che ha addosso e di abbassarsi il reggiseno, così, tanto per. Ad un centimetro a me.  Resto a bocca aperta, incredula, ovviamente! Ma mi sembra proprio, guardandomi intorno, di essere l’unica ad essere sconvolta. Il che mi sconvolge, se possibile, ancora di più!

26 aprile 2015

Ultimo giorno. Questo Sydney break è stato davvero troppo breve, sarei rimasta molto di più. Ma non voglio sconvolgere i miei piani, ho già cambiato volo per restare un giorno  in più e godermi il famigerato Anzac Day, ora è tempo di andare.

Joanna mi porta con lei a fare manicure e pedicure in un posto nel centro di Bondi, dove due signore cinesi mi rimettono a nuovo alla velocità della luce (e a cifre pazzescamente basse, grazie al cambio!). Sono contenta di averla conosciuta, chiacchieriamo molto bene insieme, abbiamo il lavoro in comune, è super spensierata e sprigiona voglia di vivere da tutti i pori. Rientriamo a casa e con Max ci dirigiamo di nuovo verso l’aeroporto, pensando a quanto mi dispiaccia andare e a quanta voglia ho di tornare qui. Chissà, forse per restare.

…to be continued…

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