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E poi parti di nuovo, se serve.

Ci risiamo: stavolta però il compagno di viaggio è uno zaino rosa, che chiameremo Pinky, che seguirà queste settimane come un testimone attento, dalle mie spalle, guardando i fatti come un grande fratello sempre presente ma non giudicante e (spero) non pesante.

 

A distanza di oltre un anno ci sono di nuovo io, un bagaglio, pochi soldi, e due settimane di esplorazioni disorganizzate davanti, e di nuovo mi sento come se questa fosse l’aria vera che vorrei respirare unicamente e sempre.

L’aria del prendi e vai, e sticazzi di tutto il resto.

 

Troppe cose sono per fortuna cambiate rispetto all’ultima partenza intesa come tale: non ho più tutto da rompere e anzi la ricostruzione è ormai finalmente terminata, e mi sento un po’ ricostruita anche io.

 

Ma quell’aria fresca, che ti ricorda perché sei viva, che ti fa pensare e guardare curiosa al passo successivo, che ti fa trovare le forze anche alle 2 di notte, quell’aria c’è, eccome se c’è.

 

E allora cogli l’occasione per fare un bel reality check con la tua vita e capire che succede.

 

Che succede?

Che sto bene, succede.

 

Che sto bene perché ho capito di essere Heidi, e non la Rottermeier (che mai mi era venuta bene), e che Heidi mi piace tantissimo!

 

Che sto bene perché il lavoro che faccio è di nuovo appassionante ed eccitante, ma resta definito in un tempo, un tempo giusto e finito, e sono finalmente in grado di non far più totalizzare tutta la mia vita attorno all’onda della passione.

 

Che sto bene perché dopo aver capito come respirare ed avere imparato a farlo, adesso capisco il balance, e cerco di tenermelo a tutti i costi. 

 

Che sto bene perché ho riscoperto il valore dell’amicizia, nella vita quotidiana, dei mesi dopo mesi, dei casini su casini e racconti su racconti.

 

Che sto bene perché ho di nuovo il senso di casa, casa non come luogo in cui gettarsi stanchi a dormire e non come luogo da cui uscire quando non ce la fai più, casa bella, casa.

 

Che sto bene perché dopo mesi di cinismo e chiusura, mi ritrovo felice a riscoprire (provandola) la dolcezza, inaspettatamente e spensieratamente.

 

Che vi devo dire, va tutto bene, e quindi, si va.

 

L’ultima volta Estelle a 11 mesi a Perth mi insegnava a sgranare gli occhi per aria per guardare i piccioni volare, forse stavolta mi insegnerà come essere una principessa dagli occhi blu che prova tutti i suoi abiti prima di andare a dormire.

 

Vi tengo aggiornati.

 

Next stop: Stockholm

 

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